Lunar, irrilevante
Dalla finestra sali nell’aria scura
e leggero tintinna il vetro dietro il tuo braccio,
freddo il profumo si muove attorno a quanto cerchi
come puro pensiero epidermico. Alla tua mano
già
è riuscita la fuga senza di te, il tuo cervello
è assorto
e non sa decidersi se è tuo o mio.
Dovesse essere tuo, dovrebbe pensarmi.
In quanto mio mi apostrofa col tu, tanto generale
è il suo calore. Tenace, piccolo e idiota
si aggrappa cosciente alla luna, così lucida e
biancastra come una tua immagine vista
da dietro;
e col timore che possa sparire,
riceve assonnato aperto queste brevi notti;
la finestra riflette il vetro attenta e muta.
Polvere si posa sul davanzale, e i miei gomiti
spengono piccoli cerchi sul metallo.
Tre metri oltre inizia l’universo, rigido abbasso
là il ginocchio col pensiero a te piegato:
lunar lunar lunar lunar lunar
in questo apogeo andare in cielo
in questa volata sul prato trovare dolce
naufragio, atterrare rompere infrangere
A che serve?
Ché
il tuo grugno è banale;
se la mia malinconia non fosse sì cupamente liquida,
non starei qui nelle notti di luce lunare
a cercare di limare a satellite per una fase
il tuo quarto di volto ottenebrato.
Ma dov’è poi?
Quel
muto ed incolore fanale.
Ann Cotten
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